Il
merito di questa tecnica si deve al francese Flanzy, che rifacendosi
ad una considerazione del grande biologo Louis Pasteur, attribuì il
nome a questo tipo di vinificazione nota anche come
vinificazione in atmosfera anaerobica, in
altre parole in assenza di ossigeno. Pasteur scoprì infatti che
tenendo l’uva in grappoli in un’atmosfera di anidride carbonica, si
potevano creare dei vini dotati di particolare fragranza e freschezza;
a noi sono noti come vini novelli.
La tecnica consiste nel porre i grappoli
interi, sani e ben maturi, in adatti contenitori dove si è creata
un’atmosfera controllata di anidride carbonica. All’interno di
questi contenitori, dopo il riempimento, avremo quindi tre livelli:
un
primo livello in basso, composto da uno strato di mosto
fuoriuscito dagli acini spaccati durante il riempimento
un
secondo livello al centro, composto da grappoli interi immersi nel
mosto
un
terzo livello in alto, composto solamente dai grappoli interi in
atmosfera di anidride carbonica
Dopo uno o due giorni il mosto incomincia a
fermentare producendo ulteriore anidride carbonica. L’uva
viene lasciata in tali condizioni per un periodo che può variare da
pochi giorni ad una trentina, secondo lo stato di sanità ed in
funzione della temperatura. Terminata la fermentazione si svuota il
mosto, si effettua la pigiatura e si torchia l’uva
rimasta intera.
Dal punto di vista
organolettico si ha la formazione di sostanze volatili che sviluppano
un particolare aroma ed un intenso profumo fruttato. |